Beni culturali a rischio sismico, Marica Mercalli: dove il rischio è più elevato si interviene con attività di prevenzione

Alla base della strategia della Direzione la conoscenza e la prevenzione del danno attraverso l'uso del sistema informativo territoriale Carta del Rischio

Data:
16 Febbraio 2021

Beni culturali a rischio sismico, Marica Mercalli: dove il rischio è più elevato si interviene con attività di prevenzione

In un articolo pubblicato sul sito del Corriere della Sera l’11 febbraio, Paolo Riva avvalendosi di un’info grafica illustra la situazione dei beni culturali a rischio, individuando in tutta Italia circa 86mila in pericolo.

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(disponibile qui sopra, l’info grafica come proposta dal Corriere della Sera)

Analizzando la cartina, si nota subito come buona parte di questi siano beni dislocati principalmente nel Centro-Sud e, in particolare, lungo la dorsale appenninica della Penisola, zona dove è più facile che si verifichi un forte terremoto. Dopo Messina (con 410 beni), infatti, sono i due comuni umbri di Spoleto (395) e Foligno (355) a risultare con più beni a rischio e con una storia sismica che li vede “protagonisti” in tempi recentissimi, nel 1997 e nel 2016, mentre a seguire spiccano subito ulteriori luoghi noti per altri “terremoti Storici” (come il Terremoto della Maiella del 1706, per Sulmona o il Terremoto della Marsica del 1915, per Avezzano).

A tal proposito già a partire dal terremoto del Friuli del 1976, come evidenziato nell’articolo anche dall’ingegnere e professore dell’Università di Padova Claudio Modena, in Italia “l’attenzione per il rischio sismico sta crescendo” sempre più. Ne è prova anche in quest’ultimo anno la creazione di una nuova Direzione Generale dedicata alla Sicurezza del Patrimonio Culturale all’interno del Ministero dei Beni Culturali, oggi Ministero della Cultura, per assicurare la protezione di un patrimonio storico-artistico cosi ricco e variegato per tipologie di beni, prodotto in diverse e  numerose epoche e caratterizzato da stili ed età diverse.

Ad indicare il punto da dove iniziare tutto il processo di salvaguardia e tutela del nostro patrimonio culturale è il Direttore Generale della neonata Direzione, Marica Mercalli: “Si parte dalla conoscenza“. Il riferimento è chiaramente alla prevenzione e alla Carta del Rischio, il database in cui vengono inserite informazioni sulla vulnerabilità degli edifici e sulla pericolosità del luogo su cui sorgono: “Il rapporto tra questi due valori è il rischio. Dove è più elevato, interveniamo, con l’attività di prevenzione“.

Carta del Rischio - Direzione Generale Sicurezza PAtrimonio Culturale - iBACT

Il sistema informativo territoriale della Carta del Rischio del Patrimonio culturale (‘CDR’), progettato negli anni ’90 del secolo scorso dall’Istituto Centrale per il Restauro, permette infatti una particolare modalità di applicazione delle indagini scientifiche, del controllo microclimatico ambientale e delle prove non distruttive, per la conservazione programmata dei beni culturali.

Questa metodologia di lavoro propone di sviluppare, attraverso interventi sistematici di conservazione e manutenzione programmata dei beni, una strategia basata sulla prevenzione del danno. Tale modalità nasce dal concetto di restauro ‘preventivo’, già elaborato da Cesare Brandi, che può avere un riscontro concreto solo nella conoscenza approfondita e nella prevenzione dei processi di degrado, con il controllo delle sollecitazioni esterne (per esempio i fattori ambientali, gli inquinanti ecc.) e la messa in atto della manutenzione programmata sui beni.


I Dati riportati dal Corriere

Nell’articolo, il Corriere riposta inoltre alcuni dati, evidenziando come dal 1992 ad oggi la Carta del Rischio abbia schedato 213.813 beni culturali e di come per il 2021 e il 2022 sia prevista una spesa di 3,2 milioni di euro per aumentarne il numero, del mezzo miliardo di euro per la sicurezza antisismica dei luoghi di culto, riportando inoltre come nel Pnrr approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 12 gennaio siano presenti oltre 18 miliardi per l’efficientamento energetico e sismico dell’edilizia residenziale privata e pubblica – i cosiddetti ecobonus e sismabonus – e di come (sempre in riferimento al Pnrr – il cosiddetto Recovery plan) siano stati chiesti oltre tre miliardi di euro, per una messa in sicurezza antisismica del patrimonio culturale: “È una cifra che descrive il nostro fabbisogno” – spiega Marica Mercalli – “Ci consentirebbe di assumere personale e di dare lavoro a tante imprese“.

Ultimo aggiornamento

16 Febbraio 2021, 12:28