Non solo sottomarini e specie sconosciute, l’archeologia emerge dal blu

Siti e parchi archeologici marini, se ne parla a Paestum. ​Carta del Rischio e conservazione programmata sotto ai riflettori

Data:
28 Ottobre 2021

Non solo sottomarini e specie sconosciute, l’archeologia emerge dal blu

Conservazione programmata nell’intervento della Direzione Generale Sicurezza. Parla Carlo Cacace responsabile per la Carta del Rischio a Paestum, alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, prevista a fine novembre da giovedì 25 a domenica 28.

​Carta del Rischio sotto ai riflettori. Lo studio promosso da Giovanni Urbani (Roma 1925-1994) intellettuale italiano a cui si deve l’idea di tutela in rapporto all’ambiente.

Urbani, personalità celebre, negli anni ‘90 aveva incentivato una serie di ricerche finalizzate alla realizzazione di sistema innovativo di tutela del patrimonio culturale fondato sul concetto di conservazione programmata.

A partire dall’analisi dei rischi (naturali ed antropici) ai quali le opere d’arte sono esposte, in un’azione integrata tra diversi strumenti a livello territoriale.

Dall’idea di Urbani, direttore delI’Istituto Centrale del Restauro, nasceva Il sistema informativo della Carta del Rischio, in grado di sovrapporre e elaborare i dati relativi ai potenziali fattori di rischio legati al patrimonio culturale.

27 ottobre - archeologia subacquea

Il sistema attuava il Piano pilota per la conservazione programmata dei beni culturali dell’Umbria, che negli anni 90 già aveva tracciato i fattori di rischio ambientali e descritto le linee guida di intervento.

Partendo dal territorio umbro, caratterizzato dalla complessità di testimonianze storiche sovrapposte, l’esame interessava su base comunale i principali fattori potenziali del degrado per realizzare carte di pericolosità da mettere in relazione con quelle della distribuzione e della tipologia del patrimonio diffuso nella regione e valutare i rischi di esposizione del patrimonio: da quello sismico a quello chimico, dal degrado originato da fattori antropici (spopolamento o urbanesimo disordinato, concentrazioni industriali o abbandono delle attività produttive tradizionali) oppure dagli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera. 

La vulnerabilità rappresenta le condizioni conservative del bene: rileva il danno su ciascun elemento tipologico costruttivo e ne definisce gravità e urgenza.

Il concetto di conservazione programmata era stato introdotto in termini di Restauro preventivo nella “Teoria del restauro” (1963) da Cesare Brandi, che aveva sottolineato la necessità di considerare l’ambiente in cui il bene culturale è collocato come parte integrante del problema conservativo.

In cartografia Carta del Rischio sono presenti nel sistema i layer delle pericolosità e rischi territoriali delle frane, idrogeologiche, ambientale aria e sismica provenienti dall’ISPRA, dall’INGV Protezione Civile, utilizzando i servizi di interoperabilità.

Per saperne di più sulla manifestazione, consultare l’apposita pagina predisposta dal Ministero della Cultura.

Ultimo aggiornamento

28 Ottobre 2021, 10:57